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Case ad Investimento Sicuro
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L’impianto elettrico nelle nuove abitazioni deve essere realizzato e certificato secondo uno dei 3 livelli di prestazioni, dal più semplice (livello 1) al più tecnologico (livello 3).

Per semplicità di comprensione li chiameremo livelli a 1, 2 o 3 stelle.

Impianto elettrico ad 1 stella

Il LIVELLO 1 è progettato per un utilizzo basilare dell’impianto elettrico, capace di garantire un buon livello di sicurezza ed efficienza. Prevede un numero minimo di punti-prese e punti-luce, circuiti in funzione della metratura dell’appartamento e almeno due interruttori differenziali. Installare in casa un impianto elettrico di LIVELLO 1 vuol dire preservare l’abitazione dal rischio di incidenti domestici dovuti al malfunzionamento dell’impianto, ma anche garantire un’erogazione di energia costante e quindi un’ottimizzazione del ciclo di vita.

Fonte impiantialivelli.it

Impianto elettrico ad 2 stelle

Gli interventi di LIVELLO 2 prevedono un sistema di controllo carichi per ridurre gli sprechi energetici e ottimizzare l’utilizzo dell’energia elettrica. Soprattutto, prevedono l’installazione di videocitofoni e sistemi anti-intrusione per preservare la casa da minacce esterne. Si tratta di dotazioni obbligatorie che, oltre ad aumentare i punti prese, punti luce e interruttori differenziali, permettono alla casa di essere più attenta ai consumi e decisamente più sicura.

Fonte impiantialivelli.it

Impianto elettrico ad 3 stelle

Gli impianti di LIVELLO 3 sono progettati per chi ritiene la tecnologia domotica una componente fondamentale per ottimizzare la vita domestica ed ottenere un considerevole risparmio energetico. L’impianto elettrico si trasforma in un vero e proprio sistema domotico con l’inserimento di almeno quattro funzioni, ad esempio: anti-intrusione, controllo carichi, gestione comando luci, gestione temperatura, gestione scenari, controllo remoto, sistema diffusione sonora, rilevazione incendio, sistema anti-allagamento e/o rilevazione gas.

Fonte impiantialivelli.it
Schema funzioni impianti a livelli
Ecco lo schema di classificazione delle funzioni che i vari livelli di impianti possono avere. Fonte impiantialivelli.it

Normalmente da capitolato una nuova casa è dotata di impianti misti tra 1 e 2 stelle dato che ha in dotazione un sistema di videocitofonia e la predisposizione per un impianto di allarme. Per questo motivo possiederà quindi la classificazione di livello 1, anche se è predisposto per diventare di livello 2 con veramente poche aggiunte.

Perché si opta per questo tipo di classificazione?

Esistono vari livelli di prestazione e qualità per qualsiasi tipo di tecnologia prevista nelle dotazioni delle classificazioni a 2 e a 3 stelle. Ciò significa che, dal punto di vista qualitativo e funzionale, una dotazione potrebbe non essere ritenuta soddisfacente per un cliente e soddisfacente per un altro. In pratica, fornendo un’apparecchiatura di basso si tecnologica dal punto di vista impiantistico, ma di basso livello qualitativo, l’impianto sarebbe certificato lo stesso di 2° o 3° livello, ma avrebbe qualità scarsa. E potrebbe anche venir meno la futura personalizzazione e la possibilità di scegliere migliori prestazioni da parte del cliente finale. Ecco perché si tende a fornire una nuova abitazione con un livello impiantistico semi-tradizionale, con la possibilità però di poter installare ulteriori migliorie, sia in fase di costruzione che anche successivamente.

L’impianto standard di norma previsto da capitolato prevede la distribuzione impiantistica tradizionale (a mezzo fili semplici). Non per forza bisogna avere dotazioni e certificazioni da 2 o 3 stelle per avere funzioni domotiche, allarmistiche ed interessanti funzioni elettroniche che facilitano la vita all’interno di una nuova abitazione.
Infatti dal punto di vista del settore elettrico, ogni miglioria può essere implementata in maniera quasi a se stante, senza dover installare altre apparecchiature non necessarie alla realizzaizone della funzione che si desidera avere.

Si possono quindi scegliere migliorie dal punto di vista di funzionalità dell’impianto tradizionale e domotico (la domotica usa l’elettronica e l’informatica per gestire la propria abitazione anche da remoto), dell’impianto di sicurezza (allarme), dell’impianto di videosorveglianza e degli automatismi come la motorizzazione dei cancelli carrai.

Impianto tradizionale/domotico

Mettiamo a disposizione una breve spiegazione delle proposte impiantistiche non comuni che potete trovare.

Esempio Bticino
Esempio Ave
  • Serie Civile
    Per serie civile si intende la forma, i colori ed i materiali degli interruttori, delle prese e delle placchette dell’impianto elettrico. Possono essere infatti scelte diverse marche con finiture in tecnopolimeno (i comuni interruttori di plastica), metallo, legno e addirittura pelle. Gli interruttori possono poi funzionare a pressione, in versione touch o a sfioro.
  • Riarmo sgancio rete elettrica (disponibile sia sull’impianto tradizionale che domotico)
    In caso di guasto all’impianto domestico, interviene l’interruttore elettrico generale togliendo la corrente a tutta la casa; con questo apparecchio, l’interruttore si riarma (si tira su automaticamente) e non si corre il rischio di far scaricare eventuali impianti con batterie o far scongelare il frigo.
  • Controllo carichi (disponibile sia sull’impianto tradizionale che domotico)
    Permette di comandare degli utilizzatori elettrici non preferenziali che, se accesi, in caso di superamento di una certa potenza elettrica consumata, vengono disalimentati; così facendo si evita di far scattare per superamento di potenza l’interruttore generale del fornitore di corrente posto all’esterno dell’abitazione.
  • Interruttore astronomico (disponibile sia sull’impianto tradizionale che domotico)
    Serve per attivare le luci esterne al sopraggiungere del buio e/o a piacimento, spegnerle ad orari prescelti. I cicli di luce notte, sono calcolati e autoaggiornati secondo l’andamento delle stagioni.
  • Comando scenari (disponibile sull’impianto domotico e, con qualche accorgimento, anche sull’impianto tradizionale)
    Alla pressione di un singolo pulsante o tramite l’APP per telefonino, si possono azionare dispositivi a scelta. Per esempio sto uscendo di casa, premo un pulsante prestabilito e si spengono tutte le luci e si attiva l’allarme.
  • Contabilizzazione consumi elettrici (disponibile sia sull’impianto tradizionale che domotico)
    Apparecchio utile per monitorare e gestire i consumi di tutto l’impianto elettrico domestico o di particolari parti di esso.
videocitofono remoto
  • Videocitofono visibile da remoto (disponibile sia sull’impianto tradizionale che domotico)
    Ha le stesse funzioni del videocitofono da capitolato ma in più, permette di visualizzare chi suona al campanello esterno direttamente dal proprio cellulare o tablet; si può anche aprire il cancello ed eseguire altre funzioni come la videoregistrazione di chi suona se non riusciamo a rispondere in tempo.

videocitofono Home touch
  • Controllo casa tramite Hometouch (disponibile solo su impianto domotico)
    Il videocitofono viene sostituito con uno schermo touch che, oltre alle funzioni di videocitofono remoto, se presente la domotica, ha anche la capacità di gestire e supervisionare l’impianto di casa. Da esso si possono comandare tutte le apparecchiature, anche da remoto, con il proprio telefonino: accensioni, scenari, riscaldamento, allarme, ecc.
  • Gateway/Server (disponibile solo su impianto domotico)
    Sono due apparecchi che gestiscono la connessione dell’impianto elettrico domotico alla rete internet in modo che sia possibile comandarlo con il proprio smartphone anche da remoto e non solo se si è nelle vicinanze del wifi di casa. Possiedono poi un sistema di comunicazione con le varie apparecchiature tecnologiche che fanno parte dell’impianto: tramite cavo (detto bus) o sempre in maniere wireless (senza fili quindi via radio).

Regolazione impianto termico

Entriamo qui invece nell’ambito della regolazione impiantistica: le apparecchiature ed i sistemi che permettono di far funzionare, più meno in maniera personalizzata e/o prestante, l’impianto di riscaldamento e raffrescamento di casa.

Di norma da capitolato viene fornito un sistema di regolazione con termostati che gestiscono da una a più zone (per i numero delle zone di solito ci si basa sul numero di collettori dell’impianto a pavimento, delle UTA e/o dei piani dell’abitazione). Esiste poi la gestione tramite cronotermostati che variano, a seconda di data e ora, la temperutura imposta di riscaldamento e raffrescamento. Un’ulteriore evoluzione si ha con un sistema di regolazione di temperatura modulante (la temperatura dell’impianto viene fatta variare in funzione di temperatura esterna, interna ed umidità) per avere prestazioni più performanti e precise gestite sempre più in autonomia da parte delle apparecchiature.

termostato semplice
  • Controllo temperatura con termostato a punto fisso
    Per spiegare bene come funziona, facciamo un esempio con l’impianto a pavimento radiante. A punto fisso significa che l’acqua che circola all’interno dei pannelli ha un unico valore di temperatura, di solito impostato intorno ai 35-40°C. L’impianto a pavimento ha un’inerzia termica molto alta (tempo intercorso tra l’accensione dell’impianto e l’inizio della variazione della temperatura interna). Ipotizziamo di aver fissato 20° come temperatura desiderata e di avere 18° con impianto acceso all’interno dell’abitazione; l’impianto continuerà a funzionare fino al raggiungimento dei 20° e si spegnerà (non farà più circolare acqua a 40 gradi all’interno dei tubi. Quello che accade però è che gli ambienti continueranno a scaldarsi per altre 5-6 ore grazie all’inerzia termica (per via del calore accumulato dal massetto sovrastante i tubi che si trova alla temperatura di circa 30°C) fino a raggiungere anche i 22° prima di iniziare a scendere. Dopo circa altre 5 ore, a seconda delle condizioni esterne ed interne, ipotizziamo gli ambienti raggiungano i 19,5° (ed il masseto quindi si troverà alla temperatura di 17-18°C circa). A questo punto l’impianto si riaccende ma passano altre 5-6 ore prima che inizi a salire la temperatura. Gli ambienti interni continuano quindi a raffreddarsi fino a raggiungere i 18° prima di iniziare a riscaldarsi nuovamente. Una regolazione a termostato a punto fisso quindi non riesce a prevenire l’inerzia termica e crea un’altalenanza tra momenti di caldo maggiore e momenti di caldo inferiore rispetto a quello desiderato.
  • Controllo temperatura con cronotermostato a punto fisso
    Il funzionamento è il medesimo di quello del termostato. L’unica differenza è che il cronotermostato cerca di far variare la temperatura dell’impianto a determinati orari preimpostati si solito su 3 livelli di temperatura secondo un programma settimanale.
cronotermostato diff. int.
  • Controllo temperatura a termostato o cronotermostato differenziale integrato a punto fisso
    Per questo tipo di regolazione si utilizzano termostati e cronotermostati che hanno la capacità di memorizzare le prestazioni secondo i tempi il funzionamento dell’impianto termico. Nell’arco di qualche giorno, memorizzano quanto tempo è necessario all’impianto per arrivare alle varie temperature man mano che vengono variate o che vengono raggiunte come da impostazione desiderata. Calcolano poi i tempi di accensione e spegnimento della caldaia o pompa di calore, con cicli di 15 o più minuti, per cercare di creare una sorta di attenuazione o aumento della temperatura del pavimento man mano che ci si avvicina alla temperatura ambiente desiderata. È un sistema di regolazione più performante di quello utilizzato per un termostato o cronotermostato tradizionali ma non precisissimo.
impianto termico modulante o a punto fisso?
Esempio andamento temperatura:
giallo = on-off a punto fisso a 20°
blu = modulante a 20°
  • Controllo temperatura modulante
    A differenza dei sistemi di controllo a punto fisso (dove l’acqua viene sempre fatta passere con la stessa temperatura all’interno dei tubi), il controllo modulante fa in modo che, man mano che ci si avvicina alla temperatura desiderata, la temperatura di mandata dell’impianto viene ridotta. In pratica il cronotermostato non accende o spegne direttamente l’impianto ma da un segnale ad una centralina. Questa, a sua volta, non lo spegne del tutto ma lo fa funzionare via via a potenze sempre più basse rispetto a quelle di regime (modulando la potenza in funzione delle reali necessità) così da abbattere i consumi derivanti da un accendi spegni continuo. È un ottimo sistema da abbinare ad apparecchi ad inverter perché ne sfrutta appieno le potenzialità. In più, il comfort interno è maggiore in quanto le temperature degli ambienti sono costantemente molto vicine a quelle desiderate. Questo tipo di regolazione è più costoso perché richiede non solo cronotermostati ma un compendio di apparecchiature che funzionano in sinergia tra di loro (come motori, valvole e sonde di temperatura esterne); tuttavia produce maggiori risultati: e dal punto di vista del risparmio energetico, e dal punti di vista della vivibilità.

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